lunedì 7 gennaio 2019

Parolacce e opinioni


Di recente, un addetto stampa del Sindaco di Palermo ha apostrofato il Ministro degli Interni Salvini con un "SUCA", parola che, al di là della semplice traduzione che rimanda ad un esplicito atto sessuale, indica qualcosa come: fottiti, vaffanculo, io ho ragione, sottomettiti ecc... Lo so, sono significati non precisi, ma non mi viene in mente nulla di meglio.

Diciamolo subito, questo individuo è da condannare senza nessun appello. Sì, Salvini non è simpatico, non è né meridionale, né meridionalista, non è simpatico e forse neanche particolarmente intelligente e competente, probabilmente è anche razzista. Però è anche un Ministro della Repubblica, eletto democraticamente, rappresenta il nostro Paese che ci piaccia o no, e per questo va rispettato. Sì, lui ha offeso tanto in passato, anche in modo becero, ma: a) non era Ministro; b) noi vogliamo sentirci migliori di lui o dirgli che è una capra mentre ci comportiamo da capre?

Il dissenso va manifestato, va a volte anche gridato e se si pensa "no" in qualche modo dobbiamo farlo sapere agli altri, anzi ne abbiamo il dovere. Dai... le parolacce... servono solo per fare urlare scimmie, starnazzare oche, gloglottare tacchini: tutti eccitati perché un giornalista "figo" ha scritto"SUCA" a Salvini.

Nondimeno, questo giornalista si è comunque mostrato utile: abbiamo scoperto migliaia di coglioni decerebrati (a proposito di no politically correct) per i quali il "SUCA" rappresenta il picco delle loro capacità dialettiche e critiche: forse meritano certi Ministri e certi Governi, no?

Purtuttavia, con quel "SUCA", il giornalista aveva mostrato un guizzo di personalità, la schiena dritta, la focosità sicula del sapersi ribellare contro il potere arrogante, il grido di intolleranza verso il delirio di onnipotenza di un Ministro ignorante e razzista. Ma il Sindaco di Palermo non ride, non starnazza, non urla e non gloglotta. Il sindaco si indigna e, e allora "SUCA" si trasforma in uno scodinzolante "SCUSA" (credo si chiami zeppa con anagramma, per la felicità degli enigmisti), ma non verso il Ministro offeso, verso il Sindaco. Sì avete capito, si è scusato non con il potere A, ma con il potere B, perché  il potere si può offendere, ma solo se un altro potere te lo permette. Sipario (o, forse, siparietto).

Io però non chiedo permesso: SUCA a chi non la pensa come me (e non chiedo scusa al Sindaco).


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